Novembre 2024
PROGRAMMA
Ottobre 2024
PROGRAMMA
Triduo di
preparazione
28 – 29 – 30 settembre
Ogni
sera
Ore
18.30 Santo Rosario
Ore
19.00 Santa Messa
Processione del nuovo simulacrodi Santa Teresa del B.G.
29 settembre
ore 8.30 – 10.00 – 11.30
SS. Messe
ore 12.00
Preghiera di supplica a Santa Teresa del B.G.
ore 17.30 Processione con il simulacro di S. Teresa del B.G. per le vie del quartiere: C. Battisti - Fiume - Venezia - Bari - Pisa - Plateja - Pola - C. Battisti – Campioni.
Il simulacro sarà portato a spalla dall’Arciconfraternita di Maria SS. del Monte Carmelo di Taranto.
Presterà servizio il Concerto Bandistico “Città di Crispiano”.
Festa liturgica
di Santa Teresa del B.G.
01 ottobre
ore 8.30 – 10.00 – 11.30
SS. Messe
ore 12.00
Preghiera di supplica a Santa Teresa del B.G.
5 ottobre
Maggio 2024
Pasqua 2024
Marzo 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024
Febbraio 2024
Novembre 2023
Cari amici,
purtroppo come avete letto in oggetto e dopo essermi confrontato con P. Fausto Lincio, Superiore della Provincia lombarda dei Carmelitani scalzi, la peregrinatio dei SS. Teresa, Luigi e Zelia Martin è annullata. I due reliquiari, infatti, sono ancora bloccati a Minneapolis negli Stati Uniti, a causa - questa è la spiegazione del Pèlerinage di Lisieux - dell'elevato indice di allerta, dopo lo scoppio della guerra tra Israele e Hamas. Molto probabilmente (ma non è certo) giungeranno a Lisieux la settimana prossima ma, come ben capite, non è più possibile riprendere il calendario, poiché le reliquie dovevano essere in Italia mercoledì 1⁰ novembre... Il Pèlerinage di Lisieux mi comunicherà appena possibile le date in cui i due reliquiari saranno nuovamente disponibili, anche se bisognerà aspettare qualche mese. Sono a Lisieux da lunedì scorso e continuare ad aspettare i reliquiari, senza comunque averne la certezza in quale giorno arrivino, non ha senso. Comprendo benissimo la vostra amarezza e la vostra delusione, dopo aver preparato tutto nei minimi particolari, ma questa purtroppo è una situazione che non dipende da noi. Grazie della vostra comprensione! Possa consolarci e aiutarci a superare questa delusione, una frase di Edith Stein (S. Teresa Benedetta della Croce): "Dio non toglie niente, senza ripagare smisuratamente!".
In unione di preghiera, Fabio.
Novembre 2023
Ottobre 2023
PROGRAMMA
Triduo di
preparazione
Triduo di
preparazione
27 – 28 – 29 settembre
Ogni
sera
Ore
18.30 Santo Rosario
Ore
19.00 Santa Messa
Festa liturgica di Santa Teresa del B.G.
30 settembre
ore 8.30 – 10.00 – 11.30
SS. Messe
ore 12.00
Preghiera di supplica a Santa Teresa del B.G.
ore
17.30 Processione
con il simulacro di S. Teresa del B.G. per le vie del quartiere:
C. Battisti - Fiume - Venezia -
Bari - Pisa - Plateja
- Pola - C. Battisti – Campioni;
Il simulacro sarà portato
a spalla dall’Arciconfraternita di Maria SS. del Monte Carmelo
di Martina Franca.
Presterà servizio il Concerto Bandistico “Città di Crispiano”.
1 ottobre
Settembre 2023
Pasqua 2023
Marzo 2023
Febbraio 2023
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Gennaio 2023
Inizia un anno speciale dedicato alla nostra Santa...
Don Paolo
Dicembre 2022
Natale 2022
Don Paolo
Ottobre 2022
PROGRAMMA
Triduo di
preparazione
28 – 29 – 30 settembre
Ogni
sera
Ore
18.30 Santo Rosario
Ore
19.00 Santa Messa
Festa liturgica di Santa Teresa del B.G.
01 ottobre
ore 8.30 – 10.00 – 11.30
SS. Messe
ore 12.00
Preghiera di supplica a Santa Teresa del B.G.
ore
17.30 Processione
con il simulacro di S. Teresa del B.G. per le vie del quartiere:
C. Battisti - Fiume - Venezia -
Bari - Pisa - Plateja
- Pola - C. Battisti – Campioni;
Il simulacro sarà portato
a spalla dall’Arciconfraternita di Maria SS. del Monte Carmelo
di Martina Franca.
Presterà servizio il Concerto Bandistico “Città di Crispiano”.
2 ottobre
8 ottobre
ore
17.00 Inaugurazione Anno catechistico e festa comunitaria
11 ottobre
ore 19.00 XI anniversario della
Dedicazione della Nuova Chiesa
Giugno 2022
... in mezzo ...
Il cammino sinodale della comunità cristiana provoca alla riflessione e alla scoperta della giovinezza della Chiesa, permeata dalla rugiada dello Spirito. Si avverte forte la deriva individualistica, specie ai nostri giorni come ripiegamento su se stessi e come atteggiamento di sudditanza rassicurante della visione gerarchica della Chiesa. La Commissione Teologica Internazionale ha pubblicato una nota, il 2 marzo 2018, in cui presenta la sinodalità come modus vivendi et operandi della Chiesa. “La sinodalità designa innanzi tutto lo stile peculiare che qualifica la vita e la missione della Chiesa, esprimendone la natura come il camminare insieme e il riunirsi in assemblea del Popolo di Dio convocato dal Signore Gesù nella forza dello Spirito Santo per annunciare il Vangelo. Essa deve esprimersi nel modo ordinario di vivere e operare della Chiesa”. È quanto mai opportuno ritornare alle istanze ecclesiologiche presenti nella Lumen Gentium che il Vaticano II ha consegnato alla Chiesa come insegnamento dottrinale fondamentale che incentra la nuova concezione della Chiesa nella dimensione della comunione. Da una visione piramidale propria del Concilio di Trento, giunta fino a noi, ad una visione comunionale donata alla comunità dei fedeli, i quali, per il Battesimo, sono rivestiti della nuova dignità di figli di Dio, collocati nella Chiesa in una uguaglianza sostanziale derivante dal solo titolo battesimale e vissuta nell’appartenenza responsabile attraverso la diversità dei ministeri e degli uffici ecclesiali. Per dare consistenza a quanto andiamo affermando, e senza forzature esegetiche del testo biblico, mi piace utilizzare la circonlocuzione: “in mezzo” che ritroviamo spesso nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli. L’espressione è utilizzata in diverse circostanze: quando qualcuno deve prendere la parola (Mc. 14,60; At. 1,15, 17,22 e 27,21), quando un altro viene collocato in mezzo (Mt. 18,2; Mc.3,4 e 9,36; Lc. 6,8; Gv. 8,3); ma la si trova spesso riferita a Gesù, prima e dopo la Pasqua: (Mt. 18,20; Lc. 2,46 e 22,27 e 24,36; Gv. 19,18, 20,19 e 20,26). La stessa espressione può essere intesa come collocarsi al centro, in essa si può cogliere tutta la ricchezza di significato, specialmente quando si tratta del Signore Gesù che si fa vedere dai discepoli dopo la sua resurrezione. Spesso si pensa allo stare in mezzo come allo stare al centro dell’attenzione. È, invece, una posizione scomoda, sei guardato da tutti, ma non puoi guardare tutti, non puoi schermarti, nasconderti, sei visibile a 360°, ma nello stesso tempo puoi essere ascoltato e ascoltare tutti. Siamo di fronte ad una visione circolare dello stare insieme che evoca una comunità di persone che sperimenta la condivisione e vive percorsi di comunione, non appiattiti su una falsa uguaglianza ma arricchiti dalla diversità dei doni personali nella partecipazione comune alla crescita del tutto. È questa la Chiesa del Vaticano II, è questa la Chiesa che Papa Francesco desidera far conoscere e far vivere ai cristiani del nostro tempo! Essa richiede un impegno continuo di ascolto, uno stile di partecipazione e di condivisone dei processi decisionali, e una testimonianza entusiasta della missione. Essere in mezzo, stare al centro è una posizione che non da tranquillità! L’alto e il basso, due modalità di stare più ricorrenti e più cercate, o il potere dell’autorità la prima, o la comoda e non impegnativa passività la seconda. La comunità cristiana delle origini si esprime nella sua appartenenza al Risorto, alimentata dall’ascolto attualizzato della Sua parola e sostenuta dalla fractio panis, e nella testimonianza di una ministerialità condivisa per la crescita e l’edificazione del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Così la Chiesa sinodale rivela il suo volto autentico e, libera dalle incrostazioni della storia, riprende il largo per seminare nuovamente la Parola che salva. L’auspicio più intimo: aderire all’insegnamento di Papa Francesco per essere fedeli alla missione cui siamo chiamati.
Fraternamente
Don Paolo
Maggio 2022
Insieme nel cammino ‘sinodale’
Tutta la Chiesa nel mondo è coinvolta in questo cammino sinodale – scrive il nostro Arcivescovo – e noi ci uniamo al Santo Padre e alla Chiesa italiana per essere rafforzati nella fiducia, nell’amore del Signore che ci ha raggiunti in questo tempo di pandemia nella nostra esperienza personale e nella vita delle nostre comunità. In quest’anno pastorale siamo stati sollecitati a fare esperienza di sinodalità: a metterci in ascolto reciproco all’interno della comunità cristiana e in ascolto di chi vive sulla soglia o all’esterno della Chiesa, prima di tutto per superare la logica dello steccato che separa, del compiacente hortus conclusus di un’appartenenza ecclesiale sterile, non feconda e per niente missionaria. Abbiamo ancora bisogno di riflettere sulla sinodalità nella Chiesa. Abbiamo compreso il suo significato semantico; la sinodalità indica il camminare insieme. Talvolta, però, si affacciano alcuni interrogativi: è una questione di metodo, uno stile nuovo di essere Chiesa, la scoperta di una dimensione strutturale della Chiesa? La sinodalità è tutto questo, ma si avverte il bisogno di comprendere più a fondo il pensiero di Papa Francesco a riguardo. Gli Atti degli Apostoli evocano diverse esperienze di sinodalità nelle quali possiamo ritrovare con seria convinzione il suo fondamento biblico. Ciò per rammentare che la sinodalità non è un fonema che accarezza il comune sentire del momento, ma è la manifestazione storica dell’essere e dell’agire della Chiesa.se si comprende bene il significato di sinodalità, non va trascurato un contenitore metodologico e contenutistico che favorisca il ritorno allo spirito della Chiesa delle origini e allo stile di comunione e di corresponsabilità praticato da tutti i cristiani, senza distinzione di ruoli e di ministeri. È fondamentale ripensare al compito dell’autorità nella Chiesa; da più parti spesso si sente parlare di autorità in crisi o di crisi dell’autorità. Gli Atti degli Apostoli ci tramandano la figura di Pietro che con la sua autorità da risposta al comando di Gesù di confermare nella fede i suoi fratelli, nell’ottica di un autentico discernimento nello Spirito. I primi cristiani erano educati dallo Spirito attraverso le circostanze della vita reale a interrogarsi, a pregare, a decidere nella comunione e nell’unità, invocando lo Spirito per comprendere e attuare la volontà di Dio. Questo stile che trova la sua chiave espressiva ed ecclesiale nel “un cuore solo e un’anima sola”, favorisce la crescita nell’appartenenza e nella consapevolezza della corresponsabilità, dimensioni ineludibili di una Chiesa solidale. In essa, infatti, lo stare nel mezzo, favorisce non solo il discernimento comunitario, ma anche la formazione di un processo comunitario della decisione comune, in vista del bene comune e della comune missione. La Chiesa, pertanto, si presenta come la comunità dei battezzati, radicati nella fede, animati dalla speranza, danno testimonianza al Risorto, sostenuti dalla carità fatta storia nell’accoglienza e nella solidarietà verso tutti. Ci affidiamo alla maternità di Maria Santissima in questo mese di maggio perché ci ottenga il dono della sollecitudine, dell’accoglienza, sempre pronti a intravedere nuovi orizzonti per cogliere i segni della presenza dello Spirito che soffia dove vuole
Fraternamente, nell’attesa della Pentecoste
Don Paolo
Programma Settimana Santa 2022
Don Paolo
02 Aprile 2022 - ore 19.30
Conferenza stampa presentazione lavori restauro
Sabato 02 aprile 2022 alle ore 19.30, presso la parrocchia Santa Teresa del Bambin Gesù di Taranto, si terrà la conferenza stampa di presentazione dei lavori di restauro della vecchia Chiesa. Gli stessi sono stati realizzati dalla Ditta Bardia Walter s.r.l. di Taranto con la direzione dell’arch. Lina Ligorio di Villa Castelli.
Il restauro ha interessato le facciate della Chiesa che, a novant’anni dalla costruzione, necessitavano di interventi di recupero conservativo, resi possibili in parte con l’intervento della Regione Puglia, in parte con l’utilizzo del bonus ristrutturazioni e soprattutto con il generoso contributo dei parrocchiani.
L’intervento rappresenta solo una prima parte del lavoro di restauro della storica chiesetta di via Cesare Battisti, in quanto è forte desiderio del parroco, mons. Paolo Oliva, completare le opere anche con il restauro degli interni della chiesa e con il recupero degli affreschi che rappresentano la vita di Santa Teresa di Lisiuex. Don Paolo
Aprile 2022
Portatori di speranza per la costruzione di una nuova umanità
Il cammino quaresimale guarda alla mèta: alla celebrazione del mistero pasquale di Cristo, alla sua morte e alla sua resurrezione, fondamento della speranza cristiana. In questo percorso, nel mercoledì delle Ceneri, siamo stati aiutati dalle parole di Papa Francesco che ci invitava a fare della vita cristiana una semina continua, perché la mietitura ci sarà; ogni semina porta i suoi frutti. Ora siamo invitati dal nostro Arcivescovo a farci portatori di speranza. Cos’è la speranza? Nel suo significato etimologico esprime l’attesa, il saper attendere il compimento di un bene quanto più desiderato, tanto più atteso con trepidazione. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1817, leggiamo: “La speranza è la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull’aiuto della grazia dello Spirito Santo”. La speranza è la seconda virtù teologale che abbiamo ricevuto nel Battesimo. Se la fede ci da le ragioni del dinamismo della vita cristiana, la speranza è il dinamismo stesso della vita del discepolo di Cristo e la carità è la concretizzazione del dinamismo nelle buone opere. Ogni tanto faremmo bene a pregare con le formule dell’atto di fede, di speranza e di carità. Spero, perché mi fondo su una Parola che nella storia ha già trovato conferma e attuazione nella vita di altri discepoli del Signore: i Santi; la stessa Parola ora viene annunciata a me e attendo che si realizzi per me e nell’attesa del suo compimento mi impegno con le opere dell’amore. Per questo siamo chiamati ad essere portatori di speranza nella costruzione di una nuova umanità. Ogni nostro gesto di amore compiuto, perché discepoli di Cristo, è un piccolo mattone con il quale tutti costruiamo la nuova umanità, espressione della civiltà dell’amore. Maria, la Madre di Gesù è l‘esempio più fulgido di speranza, in tutta la sua vita terrena, ma in special modo dopo la morte del Figlio suo; solo l’amore della Madre continua a credere e a sperare. Maria è la Madre della speranza che attende con certezza nella fede la risurrezione del Figlio. Un altro testimone di speranza è Abramo che viene educato progressivamente da Javhè alla speranza. Annunciato che sarà padre di una moltitudine di popoli senza aver avuto un figlio, è chiamato a sacrificare l’unico figlio, dono di Dio, che Egli vuole nuovamente per Sé. In questa radicale prova di fede, Abramo continua sperare che la promessa di Dio si realizzi, e così avviene. In questi giorni che ci portano alla Pasqua, manteniamo fisso il nostro sguardo a Gesù Crocifisso, rivelazione piena dell’amore di Dio per l’umanità, per celebrare la Pasqua, speranza certa di una nuova umanità, scaturita dal sacrificio di Cristo e dal dono dello Spirito Santo.
Buona Pasqua, fonte di speranza e di amore!
Don Paolo
Marzo 2022
In questo tempo liturgico di Quaresima, l’Arcivescovo ci invita a radicarci in Dio, ad affidarci a Lui. “La fedeltà di Dio è la fonte di ogni nostra fiducia nei suoi piani, nella sua volontà. La fedeltà di Dio è la sussistenza del nostro fidarci e del nostro affidarci. Quando parliamo di fiducia, comunemente sentiamo dire: ho fiducia in te, non mi fido di te, è una persona che merita fiducia … Ma cosa intendiamo per fiducia? Essa è un atteggiamento del nostro spirito che esprime il desiderio di essere fondati su qualcosa, di radicarsi in qualcuno; ciò non per trovare un rifugio sicuro per sé, ma per portare, per condurre qualche altro a dare il meglio di sé, per ricevere in una custodia attiva beni, personali e spirituali. Mosè è l’uomo di fiducia di Dio nella sua casa (Nm: 12,7), cui affida il suo Popolo che Egli si è scelto, in mezzo a tutti gli altri popoli. Ci riempie di stupore il pensiero che Dio ha fiducia nell’uomo tanto da chiamarlo ad essere suo rappresentante e custode della creazione, e, ancora di più, suo collaboratore nell’opera della redenzione, tanto da far dire a sant’Agostino: “Qui creavit te sine te, non salvabit te sine te” (Serm. 169, n.13) Chi ti creò senza di te, non ti salverà senza di te. Nel Nuovo Testamento l’espressione più alta della fiducia di Dio è Giuseppe di Nazaret, a Lui Dio affida i beni più cari: il Figlio suo fatto Uomo e la Vergine Maria. A questo punto, mi chiedo: in chi o in che cosa ripongo la mia fiducia; in altri termini, in chi confido, di chi mi fido. Nel fidarsi si mette in gioco la propria vita, tutta la vita. Mi lascio condurre dal Salmista : “Beato l’uomo che ha posto ila sua fiducia nel Signore e non si volge verso chi segue gli idoli” (Sal. 40,5), per questo, “se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me si scatena una guerra, anche allora ho fiducia” (Sal. 27,3). Allora noi siamo portatori di fiducia, perché siamo radicati in Cristo, Lui è la roccia su cui è fondata la casa della nostra vita. Lui è la nostra stabilità contro ogni tipo di intemperie. Questo mi fa ripensare alla mia scelta fondamentale: quale è il valore su cui fondo la mia vita. A chi ho affidato e affido me stesso; l’esperienza mi conferma che questo valore non può essere un’idea, pur bella e moralmente valida. Nella frammentarietà del tempo e delle relazioni, questo valore deve essere qualcosa, Qualcuno che mi precede e continui dopo di me. Deve essere un valore che è al di sopra del tempo e dello spazio. L’ho trovato, l’ho compreso: è il Signore Gesù, che ha dato se stesso per me! Anche quando imperversa lo scoraggiamento, il non senso, come il salmista, posso attestare: anche allora ho fiducia, perché Tu sei con me, il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza e come Pietro, sulla tua Parola, getterò le reti, continuo a vivere portando avanti la missione che mi hai dato da compiere.
Con la forza delle fede saliamo verso Gerusalemme!
Don Paolo
Febbraio 2022
Accogliamo l’invito del nostro Pastore a meditare sulla fedeltà di Dio alle sue promesse. Nelle linee programmatiche per l’anno pastorale in corso, l’Arcivescovo ci invita: “In questo anno ci impegniamo a scoprire innanzitutto la FEDELTA’ DI DIO. Dio è fedele al suo amore ad ogni uomo e ad ogni donna”. Nella lingua ebraica, la parola ‘emeth, (originariamente con il significato di verità), è un termine usato per indicare ciò che è stabile, sicuro, certo, ciò che rimane uguale a sé stesso, ciò che non muta, e anche ciò che è vero. Nell’Antico Testamento sono tanti i testi che parlano della fedeltà di Dio; nel libro dell’Esodo, la fedeltà è tra gli attributi divini: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà” Es.34,6. Il monte Sinai (nella figura) è il segno della stabilità e della fedeltà di Dio. Quando parliamo di fedeltà di Dio, non intendiamo fare un discorso teoretico su Dio, quasi a voler riflettere in modo speculativo sulla natura di Dio e i suoi attributi. A noi interessa incontrare l’agire di Dio nella storia della salvezza, scoprire come nella Bibbia Dio ha rivelato il suo disegno di amore all’umanità, raggiungendo l’apice della rivelazione nell’opera di Gesù di Nazaret. La fedeltà di Dio manifesta la sua costante volontà di salvezza. Vi è un solo passo biblico che utilizzando un linguaggio antropomorfico potrebbe indurre a pensare che la volontà di Dio sia mutevole, ma proprio in quel testo viene annunciata subito la sorpresa che la grazia, l’amore, la misericordia di Dio vincono sempre. “E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo” (Gn, 6,6). Il dolore di Dio trova spazio nella persona di Noè, che segnerà l’inizio di una umanità nuova e riconciliata. Tutta la Sacra Scrittura è un canto alla fedeltà di Dio che realizza nella storia dell’umanità il suo disegno di salvezza. Il Salmista nella preghiera di lode si fa strumento che annuncia la fedeltà di Dio: “Canterò in eterno l'amore del Signore, di generazione in generazione farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà”(Sal. 89,2). Nel canto del Magnificat la fedeltà di Dio è cantata da Maria di Nazaret, e ogni sera nella preghiera del Vespro dalla comunità cristiana, per contemplare quanto Dio realizza nella vita degli umili e dei semplici. La fedeltà di Dio è la trama che sostiene tutto il tessuto della storia e della vita di ogni uomo. Quella trama nascosta, nei momenti voluti dalla sua Provvidenza, fa toccare con mano il suo Amore. Chi di noi non può affermare di aver sperimentato nella propria vita la fedeltà di Dio? Qui entra in gioco il dramma dell’uomo che si consuma tra la sua tentazione di onnipotenza e la straordinaria forza della sua confidenza, dell’abbondonarsi a Dio. Tocchi con mano la fedeltà di Dio, la sua presenza amorevole e misericordiosa, quando ti affidi radicalmente a Lui. Non mancano i momenti di dubbio, di crisi, specialmente quando ti accorgi che ‘i conti non tornano’, ma proprio allora scopri che Egli non viene meno alla parola data. “Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni” (Sal. 105,8). La fedeltà di Dio nel suo agire verso gli uomini, mi fa pensare alla capacità dell’uomo di mantenere fede alla parola data. Ora, però, ci inoltriamo nella giungla della vita umana dove ci si imbatte frequentemente con i banchi di nebbia della fragilità morale: l’adamantina coerenza dell’uomo sembra appartenere ad una mitologica morale mai esistita. Dal culto della parola data, alla frequente banalizzazione o negazione della stessa parola. La fedeltà di Dio ci provoca a ripensare la stabilità della nostre scelte, delle nostre relazioni che spesso ricadono nella deriva del frammentario, del relativo, del passeggero. Nel cammino sinodale aiutiamoci a sperimentare quanto Dio va operando nella vita di ciascuno di noi e in quella della nostra comunità.
Buon cammino sinodale
Don Paolo
Dicembre 2021
Ci siamo messi in cammino e abbiamo scoperto di incontrare tanti che percorrono la nostra stessa strada, con ritmi diversi dei passi, qualcuno accenna ad accelerare, qualche altro sembra voler rallentare, un altro vuole fermarsi, un altro ancora manifesta un desiderio di parlare. E allora, che fare? Bisogna fermarsi e ascoltare. Siamo capaci di ascoltare? Spesso si assiste ad un parlare incrociato, le parole dell’uno si sovrappongono alle parole dell’altro. Probabilmente non sappiamo ascoltare, dobbiamo imparare l’arte di ascoltare. La per ascoltare bisogna fare silenzio dentro di sé e attorno a sé. questa è la condizione ineludibile se vuoi ascoltare i suoni della natura. Hai mai pensato di ascoltare la natura? Lo scroscio dell’acqua di una cascata, lo scorrere di un ruscello. Il sibilo del vento, il fruscio delle fronde degli alberi, i suoni emessi dai versi degli animali, sì, è possibile quando ti fermi e fai silenzio fuori e dentro di te. Questa è la prima scuola, in cui non sono ammessi i nostri assordanti rumours, pena la perdita dell’udito e di conseguenza dell’orientamento e della strada. C’è una seconda scuola in cui viene sollecitato il nostro spirito, il nostro mondo interiore a mettersi in ascolto: è l’ascolto del cuore che ci mette di fronte a noi stessi, alla verità del nostro essere. Infine, la scuola della Parola! All’origine del dialogo tra Dio e l’uomo c’è l’invito a mettersi in ascolto: “Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio. Il Signore è uno solo…”(Dt. 6,4 e Mt. 12,19). San Paolo afferma che l’ascolto della Parola è l’obbedienza della fede, la testimonianza del credere; “per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l'obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome”(Rm. 1,5). La Regola di san Benedetto inizia con l’invito ad ascoltare: “Ascolta, figlio mio, gli insegnamenti del maestro e apri docilmente il tuo cuore…” La spiritualità benedettina insegna ad ascoltare, in una cultura che guarda soltanto ma molto di rado ascolta. In essa quattro sono le realtà da ascoltare: i Vangeli, la Regola, gli uni gli altri e il mondo che ci circonda. Ascoltiamo la Parola, ma non riusciamo a metterla in pratica. Ci sforziamo di ascoltare i bisogni dei poveri, ma spesso ci fermiamo solo a quelli materiali trascurando l’attenzione alla vita integrale delle persone. Papa Francesco ci raccomanda: “Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione. E anche in ascolto del mondo, delle sfide e dei cambiamenti che ci mette davanti. Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze. Le certezze tante volte ci chiudono. Ascoltiamoci.” Auguro a tutta la Comunità e a ciascuno un buon cammino di
Avvento e un Santo Natale!
Don Paolo
Novembre 2021
Camminiamo insieme per incontrare
Pronti a metterci in cammino, con l’entusiasmo di chi vuole scoprire, di chi vuole incontrare, di chi è consapevole che il camminare insieme lo arricchirà di nuove esperienza, e lo renderà ancora più maturo. Una prima modalità di incontro è l’incontrare per caso, senza una volontà precostituita, questa modalità esige la capacità di avere uno sguardo panoramico, a 360°, per accorgerti che qualcuno ti passa accanto, che un altro casualmente incrocia la tua strada. Vi è un’altra modalità di incontro: fissare un appuntamento per incontrare qualcuno per affari, per trascorrere del tempo insieme; e ancora, per tessere un legame di amicizia. Nel nostro caso, camminare insieme per incontrare perché nessuno ci è indifferente. Nel Vangelo, Gesù “È disponibile all’incontro. Niente lo lascia indifferente, tutto lo appassiona. Incontrare i volti, incrociare gli sguardi, condividere la storia di ciascuno: ecco la vicinanza di Gesù. Egli sa che un incontro può cambiare la vita. E il Vangelo è costellato di incontri con Cristo che risollevano e guariscono. Gesù non andava di fretta, non guardava l’orologio per finire presto l’incontro. Era sempre al servizio della persona che incontrava, per ascoltarla”(Papa Francesco). Egli si pone in ascolto, condivide le ansie, si coinvolge nel vissuto di ogni uomo, lo incontra lì dove vive, si fa toccare e diventa luce e vita, perché da il senso ad ogni cosa e rimette in gioco, dona la speranza di una ripresa nuova del cammino della vita. Papa Francesco ci sollecita a “diventare esperti nell’arte dell’incontro. per rivolgersi al volto e alla parola dell’altro, incontrarci a tu per tu, lasciarci toccare dalle domande delle sorelle e dei fratelli, aiutarci affinché la diversità di carismi, vocazioni e ministeri ci arricchisca. Ogni incontro – lo sappiamo – richiede apertura, coraggio, disponibilità a lasciarsi interpellare dal volto e dalla storia dell’altro”. Scopriamo la bellezza della comunicazione dello sguardo, attraverso gli occhi del cuore, così si facilita l’incontro tra le persone e si apre il dialogo con l’ascolto reciproco.
Buon Anno Pastorale!
Don Paolo
Ottobre 2021
Camminiamo insieme …
Il 17 ottobre 2021 ha inizio il Sinodo nella nostra Chiesa di Taranto. Papa Francesco ci fatto dono di questa grazia dello Spirito Santo per far rinascere nei cattolici la gioia dell’appartenenza alla Chiesa di Cristo per ridestare in noi la nostra identità di discepoli del Risorto, per motivare l’impegno per la missione. Tre parole che sono atteggiamenti da vivere per riprendere il cammino ecclesiale nella storia del nostro tempo: Incontrare, Ascoltare, Discernere. Vorrei soffermare la nostra attenzione, in questo mese di ottobre, sul desiderio di metterci in cammino. Dov’è riposto questo desiderio nella vita dell’uomo? Nell’esperienza vitale del movimento: la vita è movimento, non è un dato concluso, ma un divenire da compiersi. La stasi è la negazione del desiderio, del compimento, della pienezza. Ciò va affermato sul piano naturale e sulla dimensione relazionale. In altri termini, chi rinuncia a mettersi in cammino, sperimenta l’impoverimento della vita, si priva delle sorprese e delle scoperte quotidiane, non conosce le ricchezze degli altri. Il cammino non è solo quello fisico del movimento da un posto ad un altro, ma anche quello spirituale vissuto nella propria interiorità e condiviso, è quello esistenziale sperimentato nell’incontro tra le culture, tra le diversità. Mi metto in cammino, quando avverto la gioia di uscire da me stesso, di comprendere la mia incompiutezza, di approcciarmi alla ricchezza degli altri. Desidero camminare quando ho cambiato modo di pensare, quando mi sono convertito dall’io egoista, autoreferenziale, al noi partecipato, comunitario e arricchente. Sì, è opportuno che nella mia vita faccia un’inversione ad U per dare una nuova direzione al percorso dell’esistenza. Spesso ci lamentiamo della solitudine, ma si tratta di individualismo; detestiamo l’amicizia, ma si riduce ad opportunismo; rinunciamo all’emulazione, perché è solo arrivismo e competizione. La mia conversione implica un processo di purificazione radicale e continuo; un processo sostenuto dalla Grazia di Dio e dall’impegno personale per vivere l’essere creatura nuova. Il desiderio di mettermi in cammino si palesa nella decisione: preparare il necessario e uscire per la strada. Il necessario è l’essenziale perche la strada comporta fatica e non il caso di appesantirmi con il superfluo. Cosa è necessario: avere occhi nuovi che sanno stupirsi di fronte al variegato panorama che mi si presenta, dal grande orizzonte ai piccoli fiori che fioriscono sul selciato della strada; avere una mente libera da pregiudizi per apprezzare quanto mi circonda; aver un cuore accogliente per condividere la strada con chi incontro, modulando il mio passo sul suo col desiderio di raggiungere non da solo o per primo, ma in tanti la mèta. Forse questa mia riflessione ti sembrerà “romantica”, ma la considero importante per partire, per dare alla vita un nuovo impulso, un orientamento significativo. Mi permetto di dirti: se da solo non riesci, lasciati contagiare da chi, già da tempo, cammina sulla stessa strada; ricordati che Qualcuno prima di te ha tracciato il cammino e le sue orme sono talmente impresse che nessun tipo di vento ha mai spazzato e cancellato.
Buon Anno Pastorale!
Don Paolo
Ottobre 2021
X anniversario dedicazione nuova Chiesa omelia Mons. Paolo Oliva - 11 ottobre 2021
Santa Messa celebrata da Mons. Filippo Santoro Arcivescovo di taranto per mandato ai catechisti- 10 ottobre 2021
Omelia Mons. Paolo Oliva "Papa Francesco: il grande devoto di Santa Teresita" - S. Messa - 01 ottobre 2021
************ La Comunità Parricchiale è in festa per la sua Patrona S. Teresa del B.G.. Partecipiamo con entusiasmo e con fede ai festeggiamenti in suo onore.